ASTAGATT E LA FORESTA DEGLI INGANNI
In una lontana e sperduta isola dell’oceano Pacifico chiamata Astagatt, viveva un re, Amir Sultan, con la sua regina, Fatima. Il re governava i suoi sudditi con giustizia e magnanimità e per questo gli abitanti dell’isola lo avevano soprannominato «Amir il Giusto».
Da pochi giorni il re aveva compiuto venticinque anni e sembrava nel pieno della sua maturità fisica e mentale. Governava la piccola isola fin da quando aveva sedici anni, avendo ereditato il trono alla morte dei suoi genitori. Il padre Mohammed Pascià Sultan e la madre Adeela, erano morti tragicamente in un naufragio, di ritorno da una visita di stato nella lontana Cora.
Sull’isola regnava la pace da molti secoli e gli abitanti dell’unica città, Astagatt, la capitale, vivevano in modo mite e semplice. Qui le occupazioni principali erano la pesca, la pastorizia e l’agricoltura mentre solo i più ricchi e benestanti potevano dedicarsi alle arti, allo sport e alla letteratura. Insomma, l’isola offriva tutto quello che un essere umano poteva desiderare.
Ad ogni modo non era facile raggiungere l’isola di Astagatt perché era circondata dalla cosiddetta «Barriera»; un enorme «muro d’acqua» alto più di trenta metri, frutto di chissà quale strano incantesimo. Gli abitanti dell’isola erano ormai abituati a quell’immenso spettacolo che, per tanti secoli, era riuscito a tenere lontano tutti gli indesiderati. Infatti, la «Barriera» poteva essere superata solo per pochi giorni all’anno e, senza una guida esperta, qualunque nave avrebbe fatto, inevitabilmente, naufragio.
Astagatt, in tutto l’arcipelago, veniva considerata come un paradiso sulla terra. Le sue spiagge erano